Per capire al meglio l’igiene nel mondo bisogna fare un viaggio molto lungo. Un viaggio a tappe, itinerante, perché ogni paese ha abitudini ben radicate e definite nel tempo.
Oggi, il viaggio chiamato “Igiene nel mondo” ci porta in Giappone.
Famoso per i manga, la tecnologia, il sumo, il sushi, il kimono e anche per la splendida arte dei bonsai o degli origami di carta. Ma in Giappone, anche la cultura dell’igiene è estremamente radicata, tanto da essere considerata una regola sociale, che viene insegnata persino a scuola.
Gli alunni sono coinvolti fin da piccolissimi con le loro insegnanti nella pulizia delle proprie aule: un edificio curato e ordinato infatti contribuisce al benessere comune e al rispetto dell’ambiente, che si lega strettamente all’atteggiamento di profondo rispetto che i giapponesi nutrono verso il prossimo e verso la cosa pubblica.
Un rispetto che affonda le radici fin dalle origini dello Stato nel Sesto secolo, quando il buddhismo arrivò in Giappone nella sua accezione confuciana, proposto dal re di Corea all’imperatore nipponico come metodo per rendere il paese più governabile, a partire dalla “costituzione” (rimasta poi in vigore fino al 1890), in cui era chiarissimo che il vassallo avrebbe dovuto conseguire il bene comune e non il proprio, con spirito di sacrificio e profondo rispetto per la cosa pubblica.
In Giappone dunque “pulito è bene” e tra le regole non scritte c’è quella secondo cui la spazzatura è “roba propria” non ci si aspetta dunque che qualcuno si assuma la responsabilità dello smaltimento: le cartacce si portano a casa e non ci sono bidoni nei luoghi pubblici.
Per lo stesso motivo, non ci sono spazzini: ogni mattina, i cittadini prima di andare al lavoro puliscono il marciapiede vicino a casa e all’ufficio e a turno (a intervalli regolari) sistemano l’intero quartiere, dai canali di scolo delle strade alle aiuole, dalla potatura degli alberi ai bagni pubblici.
In una società come questa quindi la pulizia del proprio corpo non può non essere considerata come un diritto inalienabile: per questo in ogni città sono presenti i bagni pubblici con docce (i “sen-to”) creati per le fasce più povere della popolazione. E i bagni di alcuni locali pubblici sono persino dotati di carta igienica da smartphone.
Inoltre, prima di accedere ad un Santuario è obbligatorio fare un’abluzione per purificarsi (mani e bocca); il rito del bagno (ofuro), presente in ogni casa giapponse, è molto particolare poiché ci si insapona restando seduti su uno sgabellino e sciacquandosi con l’acqua di un catino, per poi entrare nella vasca da bagno “da puliti”: una volta terminato, la vasca non va svuotata poiché servirà a chi farà il bagno dopo.
Il rispetto per il prossimo emerge anche da questa tradizione poiché i primi a fare il bagno sono proprio gli ospiti. Infine se si soffre di raffreddore, è abitudine indossare una mascherina, dato che è considerato segno di maleducazione starnutire o soffiarsi il naso in pubblico.